“Consumo e produzione responsabili” – Intervista a MAURO GUARNERI, Presidente del Consorzio ENERGY API CREMONA
Il caro energia rappresenta un problema sempre più grave per famiglie e imprese. Per affrontare una situazione che si è andata aggravando a causa del conflitto fra Russia e Ucraina, stanno prendendo forma diverse iniziative, anche sul nostro territorio. Fra le più recenti, le cosiddette comunità energetiche. Approfondiamo l’argomento con Mauro Guarneri, Presidente del Consorzio Energetico di Apindustria Cremona.
Comunità energetica: di cosa si tratta esattamente? A chi si rivolge?
«Le comunità energetiche sono associazioni create per la condivisione dell’energia, basate sulla partecipazione volontaria di imprese, persone fisiche o amministrazioni comunali, il cui obiettivo è quello di creare benefici ambientali, economici o sociali per la comunità, attraverso la produzione di energia collettiva. Si tratta di un sistema a rete che attua una condivisione dell’energia tra i diversi soggetti giuridici partecipanti. Oltre a permettere di soddisfare il proprio fabbisogno energetico, questo strumento incentiva la nascita di nuovi modelli socioeconomici caratterizzati dalla circolarità: i soggetti parte della comunità energetica si impegnano nelle diverse fasi di produzione, consumo e scambio di energia, rispettando i principi di responsabilità ambientale, sociale ed economica, e partecipando attivamente ad ogni processo energetico. Il problema del consumo energetico ha sempre interessato maggiormente le grandi industrie, cosiddette “energivore”, in quanto caratterizzate da elevati consumi di energia elettrica. Oggi, tuttavia, l’aumento dei costi energetici ha portato anche le piccole e medie industrie ad interessarsi al tema, portandole a prendere in considerazione le energie rinnovabili come una soluzione concreta per ridurre la spesa energetica e contenere la volatilità dei prezzi».
Qual è l’obiettivo del vostro Consorzio?
«Il Consorzio Energy Api Cremona, costituito da piccole e medie imprese, ha presentato un progetto a sostegno degli imprenditori che desiderino ottimizzare il proprio consumo energetico, che si baserà sul concetto di comunità energetica promosso dal PNRR, di cui saranno implementati a breve i decreti attuativi. Io sono Presidente del Consorzio Energy Api Cremona da poche settimane e sto cercando di dare una svolta perché le energie rinnovabili e la costituzione di comunità energetiche vengano valutate da tutte le PMI consociate, in modo tale da consentire all’imprenditore di prendere una decisione supportata da dati corretti, analizzati e validati dal Consorzio. Compito senz’altro molto complesso, ma che siamo in grado di fare: per questo abbiamo deciso di mettere le nostre competenze a disposizione degli Associati per elaborare studi di fattibilità e essere pronti quando usciranno i decreti attuativi. Il beneficio delle comunità energetiche è riuscire ad aumentare la quantità di energia rinnovabile che viene ridistribuita in loco generando un incentivo economico. A breve organizzeremo un evento con il Politecnico di Milano per approfondire il tema e proporre nel migliore dei modi il progetto della comunità energetica».
Quali benefici potrà ricavare chi sceglierà di affidarsi al Consorzio Energy Api Cremona?
«Il vantaggio è avere un interlocutore a cui affidarsi e di cui fidarsi. Noi siamo, infatti, una costola del‐ l’Associazione, quella che deve mettere gli associati nelle condizioni di fare l’investimento migliore. A tale scopo, a tutti loro verrà offerta una consulenza gratuita, così che possano beneficiare di una nuova e imprescindibile opportunità».
Quali gli step che state per affrontare?
«Per ora informiamo gli associati di questa opportunità, raccogliamo l’interesse ed elaboriamo studi di fattibilità, in attesa che un decreto attuativo ci dica con quali regole certe possiamo muoverci. Ma ci teniamo pronti: nella seconda metà di luglio programmeremo un evento a livello provinciale per condividere l’esperienza di ciascuno di noi. Per esempio, Dario Mapelli ha fatto il direttore commerciale di Linea Più (Gruppo LGH ora A2A), per cui ha una notevole esperienza in campo energia e ognuno di noi ha le proprie su cui contare, per cui riusciremo a dare risposte concrete, mettendo a disposizione le regole non scritte che portano notevoli agevolazioni».
Che difficoltà avete incontrato o pensate di dover superare?
«Sicuramente ci aspettiamo che il discorso delle comunità energetiche elimini il peso della burocrazia. Quando si decide di avviare un nuovo progetto che coinvolge diversi enti, è necessario prima di tutto capire come poterlo attuare: immaginiamo per esempio un distretto industriale, ove si trovano sia aziende che dispongono delle superfici da adibire alla costruzione di impianti fotovoltaici, sia aziende energivore che possono utilizzare l’energia prodotta. Entrambi potrebbero ridurre i costi energetici organizzando una comunità energetica. Inoltre, non ci sarebbe bisogno delle spese del trasporto di energia e ciò costituirebbe un grandissimo vantaggio, perché la bolletta energetica è composta da due voci, di cui una è appunto il trasporto. Insomma, si tratta di un’opportunità che l’Italia non può perdere e noi come Consorzio Energy Api Cremona vogliamo essere i primi a proporre un servizio che dovrà fare la differenza nei prossimi anni, trovando il modo perché sia applicato per far risparmiare e far sì che l’energia che consumiamo sia de‐carbonizzata. Dobbiamo, quindi, portare cultura su un tema che, per costi e ragioni etiche, è e sarà sempre più centrale. All’interno di quest’ottica, in RGM Elettrotecnica Industriale, di cui sono Amministratore Delegato, stiamo terminando l’ampliamento del nostro stabilimento, tutto ad emissioni zero».
Quali sono i problemi principali che sta generando l’aumento del costo dell’energia?
«È un problema serissimo e faccio subito un esempio: in Francia l’aumento del costo dell’energia è, per decreto legge, limitato al 4%; mentre in Italia continua a crescere in modo incontrollato. La prima conseguenza di ciò è che le nostre imprese diventano sempre meno competitive, e, quindi, non riescono più ad esportare. Il secondo problema riguarda l’aumento dei costi di produzione che non sempre riescono ad essere compensati dal valore del prodotto finito. Per non parlare, poi, dei grossi problemi dell’utente finale, come il pensionato o le famiglie… Insomma, ci troviamo in una situazione per cui, a fronte di un’inflazione che sta galoppando, in autunno non potrà che esserci una riduzione drastica dei consumi».
Come valuta l’atteggiamento del Governo?
«Sicuramente c’è attenzione verso il consumo energetico, ma la velocità di risposta non aiuta, anche per le complessità burocratiche. Ciò sta mettendo in difficoltà le aziende e le famiglie italiane, e ogni mese che passa il fardello diventa più pesante».
In che modo ritiene dovrebbe comportarsi d’ora in poi?
Non posso che ribadire che il Governo dovrebbe velocizzare ed agevolare l’accesso alla costituzione delle comunità energetiche, in modo tale che possano entrare in azione il prima possibile e produrre energia pulita. Tutto è chiaramente correlato a quello che succede intorno a noi: in Francia ci sono 54 centrali nucleari, e di conseguenza non hanno il problema dell’aumento del costo dell’energia, mentre il conflitto che sta coinvolgendo l’Ucraina mette in difficoltà la vendita e la trasmissione di energia per i Paesi come il nostro, che non godono di indipendenza energetica. Da qui l’urgente necessità di aumentare la percentuale di energia prodotta sul territorio nazionale».
Si sente di fare una previsione per la seconda metà del 2022?
«È molto difficile capire quale potrà essere la tendenza futura, per la presenza di una serie di fattori fuori controllo. Perciò, dobbiamo essere sempre molto attenti e cambiare direzione ogni volta che vi sia necessità».
Cosa può aggiungere per dare fiducia a associati e imprese?
Dobbiamo avere il coraggio di investire, perché è nei momenti di difficoltà che si deve fare squadra, rete e sinergia: è facendosi forza l’uno con l’altro che si riesce ad affrontare e a fronteggiare meglio le sfide del futuro. Il tessuto industriale italiano è composto da piccole e medie imprese con competenze specifiche che, se unite tra di loro e guidate da una solida logica, possono senza dubbio accettare e vincere le sfide che il momento ci pone. Se il PNRR, infatti, portasse opportunità di lavoro per centinaia di milioni e noi non riuscissimo a fare rete d’impresa, rischieremmo che le grandi multinazionali, soprattutto straniere, si aggiudichino il lavoro e si appoggino alle PMI italiane solo per la manodopera. Ciò vorrebbe dire impoverire ancora di più il Paese e perdere le nostre competenze. Dobbiamo, perciò, avere fiducia in noi stessi e guardare con ottimismo ed entusiasmo a ciò che possiamo fare, lavorare con grande spirito di sacrificio e di orgoglio, nonostante il contesto internazionale ci possa far nutrire un po’ di ansia sul futuro».
di Paolo Fornasari, pubblicato su “MONDO PADANO” il 03-06-2022